Ricordare Padre Michele Piccirillo solo come un Frate Francescano è certamente molto riduttivo. Ricordo, è vero, che ripeteva spesso la frase “ sono solo un umile frate di Terrasanta”. Per quanto io possa rimembrare, tuttavia, la figura di Padre Michele di umile ha poco. Professore di Geografia e Storia Biblica presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, direttore del Museo Archeologico dello Studium, direttore della Missione Archeologica della Custodia di Terra Santa al Monte Nebo in Giordania (che riteneva la sua casa e proprio per questo quì giacciono le sue spoglie mortali), autore di pubblicazioni scientifiche in Italiano, inglese, francese e arabo padre Michele era una persona speciale. Proprio al Nebo nacque tanti anni fa un amicizia forte con un uomo, un imprenditore Bresciano, Giovanbattista Massolini.. .. mio padre.
Qualche settimana fa, nel corso di una commemorazione in ricordo di padre Michele tenutasi all’Università di Isernia, l’amico Giampietro Rigosa, presidente dell’ “Associazione Culturale Giovanbattista Massolini”, ha voluto ricordare cosi un trascorso di collaborazione e amicizia tra due uomini che ha coinvolto anche tanti altri amici e familiari. Nel ringraziare Giampietro per come ha ricordato e raccontato questa storia, vorrei condividerla con tutti voi. La ricerca della spiritualità percorre molte vie; a tutti noi comprendere quale seguire
Massolini Mario 14/05/2009
La mia testimonianza si riferisce alle tappe salienti del rapporto tra padre Michele e Giovan Battista Massolini prima e tra padre Michele e la fondazione culturale Giovan Battista Massolini poi per quanto attiene alla attività del noto Calendario Storico-Archeologico.
Siamo nella seconda metà degli anni ottanta.
Giovan Battista Massolini è un affermato imprenditore bresciano che opera nell’ambito della progettazione e costruzione di stampi nonché della produzione di manufatti in materiale plastico. E’ una persona attratta dal Vicino Oriente e dalla Terra Santa. Studia e si informa quindi inizia a compiere viaggi via via più impegnativi, fuori dagli schemi del turismo di massa per meglio conoscere questi paesi.
Durante un viaggio in Giordania sul finire degli anni ottanta, Giovan Battista si reca alla nostra ambasciata ad Amman e Giovanni Benanati, allora addetto culturale e amico di padre Michele, gli affida dei volumi da portare alla Flagellazione a padre Michele.
Con Giovan Battista Massolini c’è il fotografo Basilio Rodella.
I due, conosciuto il frate, gli manifestano il desiderio di potersi rendere disponibili, di poter lavorare in qualche modo per lui.
Egli dice loro chiaramente che forse non si rendono bene conto di ciò che questo implica ma loro insistono.
Entrambi sono quel giorno reclutati da padre Michele.
Entrano cioè a far parte di quella rete di collaboratori a vario titolo, volontari, simpatizzanti e amici che padre Michele crea e alimenta per far si che i tanti progetti che coltiva possano procedere spediti.
Michele in quell’occasione non è loquace, non è particolarmente cordiale, è sbrigativo ed anche un po rude eppure i due ripartono dal Nebo molto caricati. Sono impressionati dalla serietà con la quale egli prende il proprio lavoro, dall’onestà nell’ammettere che ha bisogno di aiuto, dalla schiettezza con la quale arriva al nocciolo delle questioni.
Seguono scambi epistolari ma essi non hanno grande seguito perché Michele indirizza i nuovi amici verso cose concrete, questioni pratiche del tipo: “mi potresti inviare questo”, “puoi andare a parlare con quello a nome mio”, “puoi fare delle foto in quel tal museo e spedirmele quanto prima”, “sono a Potenza il tal giorno per la commemorazione di padre Corbo, ci possiamo incontrare lì così vi do il materiale da portare alla tipografia, mi prendete con voi in macchina così approfittiamo del viaggio per lavorare”ecc.
Nel frattempo, siamo nell’89, Giovan Battista Massolini, sull’onda della grande tensione che lo spinge a rendere noto e a condividere con altri la ricchezza di spunti che i viaggi in queste terre ingenerano in lui e Basilio, pubblica come azienda un Calendario sulla Giordania che diviene anche strenna natalizia per i clienti della Massolini spa. Si tratta essenzialmente di un bel calendario Fotografico. Basilio Rodella è infatti un professionista di vaglia.
Anche padre Michele lo riceve, ovviamente.
Incapace per natura e forse anche per scelta di nascondere le sue impressioni egli lascia intendere neanche tanto velatamente che vi sono modi migliori di spendere i soldi. E lui ne potrebbe suggerire alcuni
I due incassano.
Continua nel frattempo la collaborazione su altri fronti.
Nel 91, dopo un viaggio in Libano di Giovan Battista, egli ammette a Michele che, effettivamente, un calendario solo fotografico non è una vera e propria iniziativa culturale come lui vorrebbe quindi gli chiede di predisporre l’apparato didascalico per il calendario del 92. Egli accetta per generosità ma senza troppo entusiasmarsi. Esce il Calendario 92 (Libano), introduzione di Giovanni Benanati, didascalie di padre Michele, fotografie di Giovan Battista e di Basilio e grazie alla cooperazione del consolato generale del Libano a Milano.
Durante lo stesso anno Giovan Battista Massolini e Basilio compiono insieme un viaggio in Siria. Nasce così il Calendario del 93. Curando nuovamente le didascalie Michele ha la possibilità di illustrare i luoghi importanti del Paese sotto il profilo storico archeologico ma al tempo stesso di metterne in risalto le vestigia della presenza cristiana. Maharrat, Sydnaja, Aleppo, e la presenza crociata come ad esempio il Krack de Chevallier ecc. A mio avviso quì padre Michele capisce le potenzialità di questa iniziativa nell’orizzonte del suo impegno per la conoscenza dei luoghi Santi e dell’attività della Custodia.
Dello stesso anno è un viaggio nella penisola Sinaitica al quale oltre a Basilio e a Giovan Battista partecipano padre Michele e padre Eugenio Alliata. Ne nasce il calendario 1994 curato da Claudia, la figlia di Giovan Battista, con didascalie ad opera di padre Michele e di padre Eugenio Alliata, foto di Giovan Battista e di Basilio. L’iniziativa riscuote un notevole successo.
Giovan Battista Massolini si ammala, il calendario nel 95 non esce. Si decide di destinare i fondi del calendario ad altre iniziative di padre Michele.
L’anno successivo il calendario non nasce da un viaggio bensì da una idea di padre Michele prontamente e vivacemente sostenuta da Giovan Battista Massolini e Basilio. Nel 1996 cade infatti il centenario della scoperta della Carta Musiva di Madaba e Michele ritiene che un calendario che illustri le località menzionate nella Carta possa essere un valido strumento per celebrare l’avvenimento. Le riserve di Michele sul calendario come possibile mezzo di comunicazione culturale sono ormai cadute anche perché esso è più assimilabile ad una rivista specializzata che ad un calendario. Lo dimostra il fatto che per l’occasione Michele sollecita e ottiene la presentazione dello stesso da parte di Sua Altezza El Assan Bin Talal allora Reggente del Regno Ashimita di Giordania. Le didascalie non sono più tali ma dei veri e propri testi, questi come la cura del calendario sono ad opera di Michele. Le immagini di Basilio, di Giovan Battista Massolini di Garo Nalbandian, di Max Mandell e di Antonio Bodini.
Nel 96 muore Giovan Battista Massolini. Padre Michele arriva da Gerusalemme per presiedere la funzione religiosa e nell’omelia dice di Giovan Battista Massolini che egli ha incarnato una frase del Siracide “rimani attaccato al tuo impegno e fanne la tua vita. Invecchia compiendo il tuo lavoro”. Ho sempre pensato che questa frase si attagliasse perfettamente anche a padre Michele.
E’ una batosta per tutti ma sull’onda di ciò che Giovan Battista credeva l’attività dopo un anno di pausa riprende.
Il calendario del 1998, seguito ad un viaggio di Claudia Massolini e Basilio è dedicato all’Egitto. Il taglio non è generalistico e le vestigia dell’Antico Egitto trovano in esso ben poco spazio. Cosa non priva di significato in una pubblicazione su questo paese. Michele ribadisce il taglio che era già stato della Siria e della penisola sinaitica. Egli ritiene necessario che nel Calendario abbia il giusto spazio la storia dei cristiani in questo luogo. Così in esso spiccano le belle pagine dedicate alle chiese copte, ad Antonio -il santo fondatore del movimento monastico-, agli antichi eremitaggi come Wadi an Natrun o Wadi Habib che dir si voglia, a san Paolo di Tebe e a san Pacomio oltre che all’arte copta.
Quello del 1999 è invece il calendario che celebra il nono centenario dell’entrata dei pellegrini crociati in Gerusalemme dando inizio al regno latino d’Oltremare che con alterne vicende durò sulla terra di Palestina sino al 1291. Questo evento, che ha così fortemente segnato il secondo millennio cristiano e le future relazioni fra il mondo cristiano e quello musulmano, suggerisce a padre Michele un buon pretesto per presentare gli Edifici Sacri con i quali i Crociati vollero testimoniare il loro attaccamento ai Luoghi Santi del Vangelo, per molti di loro l’unica motivazione della loro presenza in Terra Santa.
Il calendari successivo, quello del 2000, anno del Grande Giubileo, è dedicato all’Eredità di Gesù in Terra Santa. Padre Michele coglie l’occasione per presentare i principali santuari che ricordano il passaggio di Gesù in questi luoghi e le diverse comunità che perpetuano l’amore dei Cristiani per questa terra.
Si chiude così un ciclo, quello cioè dei calendari con i quali padre Michele, grazie a Giovan Battista, tributa alla Terra Santa il suo omaggio di studioso e di francescano della Custodia.
Il 2001 è un anno di riflessione. Riprendere l’attività tradizionale è il desiderio di tutti ma su quali basi?
Avendo in qualche modo accolto l’eredità spirituale di Giovan Battista quanto all’interesse per il Vicino Oriente e alle attività di padre Michele all’interno dell’azienda Massolini egli mi interpella e mi parla chiaro.
Anche sull’onda del successo che i Calendari riscuotono egli crede sempre di più in questa iniziativa. Vuole sapere se ci sono le condizioni per continuare. Per fare un percorso lungo.
Non posso dare a lui una risposta esaustiva che compete alla famiglia e ai soci dell’azienda (tra i quali vi sono anch’io) ma approfitto dell’occasione per farlo parlare ed egli finalmente mi rende partecipe di quella che è stata sin dall’inizio la sua aspirazione.
Questo il contenuto della sua esternazione che seguo pedissequamente per avergliela fatta mettere nero su bianco in vista di una presentazione dell’attività del Calendario Massolini:
“In questo orizzonte di ricerca e di ispirazione che è stato di Giovan Battista, di Basilio di Mario, Claudia e tuo, Gerusalemme, patria comune di tutte le nazioni, deve divenire anche per noi il cuore e il centro della Terra, come ripetono i pellegrini medievali:
“Il territorio di Gerusalemme situato al centro del mondo, è stato fino dai tempi antichi la patria comune di tutte le nazioni, perché venivano da ogni parte del mondo a venerare i Luoghi Santi”
parafrasando così il Salmista che, secoli prima, aveva cantato Gerusalemme come la Madre delle nazioni:
“Cose gloriose si dicono di te Città di Dio. Posso citare l’Egitto e Babilonia fra i miei conoscenti; ecco Filistea e Tiro con i Nubiani tutti sono nati là” (Salmo 87).
San Girolamo, che nel Quarto Secolo aveva lasciato Roma per fissare la sua dimora a Betlemme nei pressi della culla di Gesù, così descrisse la popolazione cosmopolita della Gerusalemme del suo tempo:
”Abbiamo trovato qui i più illustri personaggi del mondo. Il Bretone, appena ha fatto qualche passo nella religione, volta le sue spalle al suo sole d’Occidente e viene a visitare i luoghi che non ha conosciuto se non per mezzo della fama delle Scritture. E cosa diremo dell’Armenia, della Persia, dell’India, dell’Etiopia, del Ponto e della Cappadocia, delle terre fertili per il monachesimo quasi come l’Egitto, della Siria, della Mesopotamia, di tutto lo sciame di solitari che vengono dall’Oriente e che danno un variopinto spettacolo di tutte le virtù. Le lingue sono differenti, ma la pietà è la stessa. Di tante nazioni che vi sono nel mondo, troviamo quasi altrettanti cori che salmodiano a Gerusalemme”.
Nello stesso tempo una pellegrina spagnola, Egeria, dalla Galizia si recò a Gerusalemme spinta dal desiderio di conoscere i luoghi di cui aveva letto nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Dopo aver pregato nei santuari di Palestina, dalla Città Santa, diventata il punto di partenza di spedizioni sempre più lontane, partì per visitare l’Egitto, la penisola sinaitica, l’Arabia e la Mesopotamia prima di riprendere la strada del ritorno in patria.
Ancora oggi, a Gerusalemme, Greci, Armeni, Latini, Siriani, Copti, Etiopi, Russi, Rumeni, Georgiani, nella Basilica del Santo Sepolcro come negli altri santuari di Terra Santa, testimoniano l’attaccamento del mondo cristiano alla terra che inconsciamente considerano l’eredità più cara del passaggio di Gesù. Accomunandosi in questo amore agli Ebrei e ai Musulmani che a Gerusalemme conservano preziose testimonianze della loro eredità storica.
“Ecco” mi disse infine “La Città Santa è anche per noi il punto fermo che da senso al nostro apparente girovagare”.
“Noi ci muoveremo così, visiteremo i paesi del vicino Oriente, dell’Africa e del Mediterraneo ma con Gerusalemme come punto di partenza e di arrivo”.
Non avevo mai sentito Michele parlare tanto. Lo apprezzai oltre che per il merito della questione, per la disponibilità dimostrata a spiegare un progetto che avrebbe richiesto sforzi ed energie anche ad altri.
Gli parlai dell’idea (mia, di Basilio di Maria ed altri) di creare una associazione culturale dedicata a Giovan Battista che curasse la realizzazione del Calendario separando questa attività dall’azienda e promovesse sussidi e borse di studio sul tema della T.S. e del V.O. oltre che mostre e altre iniziative sempre sulla T.S. e il V.O. e mi riservai di consultare coloro ai quali ho fatto cenno più sopra.
Quando gli riportai l’esito positivo della nostra riflessione ne fu contento tanto che una volta nata la fondazione, lui ne divenne presidente ed io il suo vice.
Con questo spirito rinnovato nel 2002 siamo andati in Etiopia (reportage di padre Michele Mario Massolini e Basilio Rodella) riscoprendone le solide origini semitiche e cristiane, nel 2003 in Sudan (reportage di Matteo Rodella e padre Michele) sulle tracce del regno di Kush, a sud dell’Egitto, e dei regni cristiani nubiani che, apparsi timidamente nel primo secolo dell’era cristiana, ebbero un lungo periodo di espansione tra il VII e il XII secolo, nel 2004 in Libia nel 2005 in Turchia (padre Michele e Basilio), Nel 2006 in Iraq (vi faccio notare il periodo), nel 2007 in Yemen (Matteo e padre Michele).
Per il Calendario 2008 sempre su proposta di padre Michele abbiamo scelto, come già altre volte in passato (“Eredità di Gesù in Terra Santa” – 2000, “Centenario della Carta Musiva di Madama” – 1996, “Terra Santa dei Crociati” – 2001), un Calendario tematico, mettendo a disposizione di tutti, i meravigliosi mosaici restaurati durante 30 anni di attività da parte dei Francescani della Custodia di Terra Santa.
Ho motivo di credere che padre Michele tenesse particolarmente a questo calendario perché nei lavori che sono presentati c’è molto di lui dei suoi studi ma anche del suo lavoro organizzativo, manuale e come dire solidale.
Sorvolo sulle altre attività svolte con lui come le mostre le borse di studio eccetera.
Chiudendo mi piace ricordare come è nato l’ultimo calendario, quello dedicato a Malta.
Il reportage fotografico è stato compiuto da Basilio e da Mario Massolini su indicazioni di padre Michele.
Quando ai primi di Settembre vado a trovarlo a Pisa dopo l’operazione gli consegno i provini, lui senza un filo di voce mi fa capire di infilarli nella sua borsa nera e di mettergliela nelle mani.
Estrae una bustarella contenente un negativo della decollazione del Battista del Caravaggio che dovrà apparire sul calendario.
Mi chiedo come abbia potuto pensare a questa cosa nel calvario della sua ormai impegnativa situazione.
Mi chiedo anche come potrò portare a termine questo lavoro con Michele in queste condizioni.
Dopo qualche giorno mi arriva per e- mail l’importante e inaspettato contributo di padre John Abela che era stato evidentemente attivato da padre Michele in tal senso.
Anche questo calendario poteva dunque uscire.
Per padre Michele il lavoro era il frutto di una assunzione di responsabilità assoluta. Aveva chiaro cosa fare, con chi farlo e sembrava avere la sensazione di non poter sprecare nulla del tempo a disposizione.
Non sempre ho accettato passivamente il ritmo e le forzature alle quali padre Michele mi sottoponeva per la sua volontà di far tutto perfettamente ma anche senza perdere tempo. Qualche volta mi sono ribellato. Ma ho sempre trovato in lui un fenomenale incassatore. Favoriva lo stemperamento della tensione e poi ripartiva con il suo ritmo più convinto di prima.
Rimangono alcuni sogno nel cassetto di padre Michele:
IRAN, ARMENIA e CIPRO.
Con l’aiuto di Dio e di un altro padre francescano dello Studium Biblicum speriamo di coronarli.
Giampietro Rigosa
TRATTO DA
http://famiglieditalia.wordpress.com/2009/05/14/padre-michele-piccirillo-e-giovan-battista-massolini-un-sodalizio-all%E2%80%99insegna-dell%E2%80%99-amicizia-della-spiritualita-e-della-cultura-nel-ricordo-di-un-amico-di-entrambi/