domenica 6 novembre 2011

ARCHEOLOGIA/ Padre Michele Piccirillo, una vita dedicata a seguire le tracce dei primi cristiani

sabato 15 novembre 2008
ARCHEOLOGIA/ Padre Michele Piccirillo, una vita dedicata a seguire le tracce dei primi cristiani
Padre Michele Piccirillo, morto il 26 ottobre scorso all'età di 64 anni, aveva un desiderio: riposare al Monte Nebo, in Giordania, dove aveva lavorato per tanti anni, mettendo in pratica ogni giorno il suo mestiere di archeologo e la sua vocazione di frate minore della Custodia di Terra Santa, che lo ha condotto a farsi esploratore dei segni della Rivelazione nelle pietre calpestate dai profeti e dal Figlio di Dio in persona. Padre Piccirillo desiderava essere sepolto accanto al Memoriale di Mosé che, in oltre trent’anni di lavoro, aveva scavato pietra per pietra, portando alla luce gli antichi e preziosi mosaici. E così è stato.
L'ultimo saluto i confratelli, gli amici arrivati da ogni dove, le autorità civili, glielo hanno dato sabato primo novembre. La giornata era iniziata nella capitale giordana Amman, nella chiesa affollata della Vergine Maria a Sweifeh. Qualche giorno prima, a Roma – il 29 ottobre esattamente - presso la basilica di Sant’Antonio, era stato celebrato un primo funerale. Al Nebo, luogo della sepoltura, si è celebrato il rito dell’ultimo addio con la gente che lo aveva amato e che aveva condiviso assieme a lui la straordinaria avventura della ricerca archeologica in molti luoghi del Medio Oriente. Una cerimonia semplice e sobria, presieduta dal patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, insieme al Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa, sotto la grande croce di ferro del Giubileo del 2000 di fronte alla chiesa bizantina che finalmente - grazie agli sforzi di padre Michele – avrà tra non molto un tetto dignitoso per proteggere i preziosi mosaici.
Ora che padre Michele Piccirillo riposa sotto un albero frondoso nella pace del Nebo, di lui resta la mole enorme di scritti (era un instancabile divulgatore) e il lavoro realizzato. Un patrimonio che chiede di essere valorizzato e un’opera che serve ora proseguire. Ma soprattutto di lui deve restare la passione per le pietre vive, per la presenza cristiana in Terra Santa. Amava spesso ripetere agli amici il senso del suo impegno: trovare le tracce del passato significava rafforzare la fede nel presente. Nella Palestina tanto provata da dolori e sofferenze, l’archeologia diventava insomma anche il modo per aiutare le comunità cristiane a perseverare, proprio nel nome della fede tramandata dai Padri.
Padre Michele Piccirillo era nato a Casanova di Carinola (Caserta) il 18 novembre 1944. Docente di storia e geografia biblica presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, si era laureato in archeologia a Roma. Tra le sue opere ricordiamo Vangelo e Archeologia. Tracce cristiane in Palestina, Milano 1998; (con E. Alliata), Mount Nebo. New Archaeological Excavations 1967-1997, Jerusalem 1998; Il Viaggio del Giubileo. Alle radici della fede e della Chiesa, Edizioni Custodia di Terra Santa, Jerusalem 2000; The Mosaics of Jordan, in B. MacDonald-R. Adams-P. Bienkowski (eds), The Archaeology of Jordan, Sheffield 2001, pp. 671-676; Io Notatio Nicola De Martoni. Il pellegrinaggio ai Luoghi Santi da Carinola a Gerusalemme 1394-1395, (SBF Collectio Maior 42), Jerusalem 2003. Pochi mesi va aveva pubblicato La nuova Gerusalemme. Artigianato palestinese al servizio dei Luoghi Santi (Edizioni Terra Santa/Velar) e La Palestina cristiana (Edb, Bologna).
Tra le testimonianze più autorevoli del suo lavoro di studioso, ricordiamo le parole che il Presidente della Repubblica Carlo A. Ciampi gli scrisse il 19 febbraio 2001, all’indomani di una visita al Monte Nebo: «La ringrazio per averci ricevuto alla Missione Francescana del Monte Nebo e di averci guidato nella visita al Memoriale di Mosè, alla chiesa e alla Missione Archeologica. Nessuno di noi ha potuto sottrarsi alla suggestione della memoria biblica e del messaggio contemporaneo di pace e di speranza che ci trasmette, oggi più necessario che mai. A settant'anni dall'inizio degli scavi sul Monte Nebo, la Missione archeologica francescana ha ridato vita ad una pagina della Storia Sacra che è alle origini della civiltà cristiana. Visitare il Monte Nebo è guardare a radici che conoscevamo ma credevamo invisibili e sepolte. La riscoperta del sito che si protende verso la valle del Giordano e il Mar Morto, di fronte a Gerico e a Gerusalemme, ha un significato profondo per chiunque. Credente o no. Vi convergono le tradizioni delle tre grandi fedi monoteiste, a testimonianza di un retaggio comune che ci deve spingere al rispetto reciproco e alla comprensione».
L’amore per la Terra Santa, per le «pietre vive», ha spinto padre Michele a farsi sempre ambasciatore di pace e dialogo tra le genti e le culture. Un impegno che considerava importante tanto quanto la ricerca scientifica. «Fu uomo di dialogo con i musulmani e con gli archeologi ebrei che conosceva e con i quali discuteva spesso – ha ricordato padre Frederic Manns, direttore emerito dello Studium Biblicum di Gerusalemme, nell’omelia al funerale di Roma - la vocazione di Gerusalemme è di fare di due popoli un solo popolo di figli di Dio. Essere figlio di Dio significa rispettare l’altro, la sua cultura, le sue tradizioni. Padre Michele, da esperto archeologo, criticava spesso la falsa archeologia che cerca solo scoop televisivi. Ogni anno – scriveva - siamo di fronte a qualche falso ritrovamento importante. Ma sono solo cose commerciali senza fondamento scientifico. Oggi i luoghi della predicazione di Gesù sono teatro di guerra, incomprensione, ostilità, chiusura. Luoghi sacri alle tre religioni monoteiste unite e al tempo stesso divise da quel lembo di terra così arido e così spirituale. In questo contesto padre Michele ha voluto seminare la pace di Cristo».

PADRE PICCIRILLO

Michele Piccirillo (archeologo)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Michele Piccirillo (Casanova di Carinola, 18 novembre 1944 – Livorno, 26 ottobre 2008) è stato un archeologo e biblista italiano, frate francescano.
Biografia [modifica]

Dopo aver studiato a Roma e a Perugia, a 16 anni si trasferisce in Terra Santa, dove intraprende il noviziato nell'Ordine dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa, frequentando il liceo a Betlemme e poi la facoltà di Teologia a Gerusalemme. Diviene frate e nel 1969 viene ordinato sacerdote.
Completa a Roma la formazione in Teologia e Sacra Scrittura presso gli Atenei pontifici, e si laurea in Archeologia presso la facoltà di Lettere e filosofia.
Nel 1974 ritorna a Gerusalemme, dove inizia la sua attività di docente [1], presso lo Studium Biblicum Franciscanum [2], e di archeologo, collaborando con il confratello padre Bellarmino Bagatti. Intraprende le prime campagne di scavi ed è nominato direttore del Museo Archeologico della Flagellazione di Gerusalemme[3].
L'attività di archeologo si estende a molti paesi del Medio Oriente, e il primo ritrovamento di rilievo avviene in Giordania sul monte Nebo nel 1976, quando, durante i lavori di restauro delle rovine del Santuario di Mosé, ulteriori scavi portano alla luce la Cappella del Battistero, con preziosi mosaici risalenti al VI secolo[4].
Dal 1978 partecipa agli scavi in Giordania a Jebel Mishnaqa, e nel 1984 a en-Nitl[5].
Nel 1986 da inizio alla prima campagna di scavi archeologici[6] ad Umm al-Rasas[7], che identifica con la città biblica di Mephaat, dove nella chiesa di San Paolo rinviene ancora pregiati mosaici e testimonianze della presenza di popolazioni di fede cristiana e musulmana. Le campagne di scavi dirette da padre Michele portano alla luce un complesso archeologico così vasto e rilevante che l'UNESCO lo inserisce, nel 2004, fra i Patrimoni dell'umanità.
Come epigrafista, studia e interpreta le iscrizioni in lingua greca, latina, araba e siriaca, rinvenute sui mosaici o su monete e altri manufatti.
Tantissime le sue pubblicazioni scientifiche, con saggi e articoli su riviste, in cui illustra le ricerche storiche e archeologiche condotte per circa 25 anni; organizza e sostiene anche attività culturali, come le Scuole dei Mosaici di Madaba e Gerico, manifestando e promuovendo il reciproco rispetto e la collaborazione tra le diverse culture e religioni, in luoghi coinvolti spesso in eventi bellici[8].
Sono numerosi gli incarichi di prestigio che ha ricoperto:
Consultore della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa
Membro della Pontificia Accademia Romana di Archeologia
Membro della Royal Asiatic Society di Londra
Membro del Comitato Direttivo dell’Association internationale pour l'étude de la mosaïque antique (AIEMA) di Parigi
Opere [modifica]

Michele Piccirillo, Chiese e Mosaici della Giordania Settentrionale , Gerusalemme, 1981.
Michele Piccirillo, La Montagna del Nebo, Gerusalemme, 1986.
Michele Piccirillo, I Mosaici di Giordania, Roma, 1986.
Michele Piccirillo, Umm er-Rasas Mayfa’ah I. Gli scavi del complesso di Santo Stefano , Gerusalemme, 1993.
Michele Piccirillo, Umm al-Rasas, Mayfaa̓h I (gli scavi del complesso di Santo Stefano) , Gerusalemme, Studium Biblicum Franciscanum, 1994.
Michele Piccirillo, La Carta Musiva di Madaba 1896-1996 , Brescia, 1995.
Michele Piccirillo, Mount Nebo New Archaeological Excavations 1967–1997 , Gerusalemme, Studium Biblicum Franciscanum, 1998.
Michele Piccirillo, Vangelo e Archeologia. Tracce cristiane in Palestina , Milano, 1998.
Michele Piccirillo, Il Viaggio del Giubileo. Alle radici della fede e della Chiesa , Gerusalemme, Edizioni Custodia di Terra Santa, 2000.
Michele Piccirillo, Franco Cardini, Renata Salvarani, Verso Gerusalemme. Pellegrini, santuari, crociati tra X e XV secolo, Gorle, Velar, 2000.
Michele Piccirillo, Un uomo di pace. Padre Bellarmino Bagatti (1905-1996), Gorle, 2001.
Michele Piccirillo, Arabia Cristiana. Dalla fondazione della Provincia al Primo Periodo Islamico , Jaka Book, 2002.
Michele Piccirillo, La Nuova Gerusalemme. Artigianato palestinese al servizio dei Luoghi Santi, Gerusalemme, Edizioni Custodia di Terra Santa, 2007.
Michele Piccirillo, La Palestina cristiana I-VII secolo, Bologna, Centro editoriale dehoniano (EDB), 2008.





mercoledì 26 ottobre 2011

Un documentario di Rai Cinema su Padre Michele Piccirillo

Un documentario di Rai Cinema su Padre Michele Piccirillo

Padre Michele Piccirillo
26 ottobre 2011
Sarà presentato in anteprima presso la Delegazione di Terra Santa a Roma, in via Matteo Boiardo, il documentario di Luca Archibugi suPadre Michele Piccirillo, “Abuna Michele, viaggio di una vita in Terra Santa”, archeologo francescano scomparso nel 2008.

La proiezione, inizialmente programmata per il 26 Ottobre in occasione dell’anniversario della morte di Padre Piccirillo, si terrà lunedì 7 novembre 2011 alle ore 19.00.

Grande conoscitore della Terra Santa, Padre Michele Piccirillo lega inevitabilmente il suo nome alle scoperte archeologiche del Monte Nebo, oggi meta importante di numerosi pellegrinaggi e itinerari culturali nei Luoghi Santi. In tanti hanno celebrato i suoi studi e le sue scoperte in Palestina, Giordania e Israele, testimoniando la lunga presenza dei cristiani in questa terra e la loro convivenza con ebrei e musulmani.
Le sue scoperte hanno riscritto la storia di questi luoghi portando l’attenzione sulla continuità del messaggio cristiano e sulla sua tangibilità.
Sono stati straordinari il suo servizio alla Custodia e il suo contributo scientifico e culturale alla valorizzazione del patrimonio archeologico della Terra Santa e alla storia della Cristianità.

Ingresso libero

venerdì 15 maggio 2009

Padre Michele Piccirillo e Giovan Battista Massolini Un sodalizio all’insegna dell’ amicizia, della spiritualità e della cultura nel ricordo di un amico di entrambi

Ricordare Padre Michele Piccirillo solo come un Frate Francescano è certamente molto riduttivo. Ricordo, è vero, che ripeteva spesso la frase “ sono solo un umile frate di Terrasanta”. Per quanto io possa rimembrare, tuttavia, la figura di Padre Michele di umile ha poco. Professore di Geografia e Storia Biblica presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, direttore del Museo Archeologico dello Studium, direttore della Missione Archeologica della Custodia di Terra Santa al Monte Nebo in Giordania (che riteneva la sua casa e proprio per questo quì giacciono le sue spoglie mortali), autore di pubblicazioni scientifiche in Italiano, inglese, francese e arabo padre Michele era una persona speciale. Proprio al Nebo nacque tanti anni fa un amicizia forte con un uomo, un imprenditore Bresciano, Giovanbattista Massolini.. .. mio padre.
Qualche settimana fa, nel corso di una commemorazione in ricordo di padre Michele tenutasi all’Università di Isernia, l’amico Giampietro Rigosa, presidente dell’ “Associazione Culturale Giovanbattista Massolini”, ha voluto ricordare cosi un trascorso di collaborazione e amicizia tra due uomini che ha coinvolto anche tanti altri amici e familiari. Nel ringraziare Giampietro per come ha ricordato e raccontato questa storia, vorrei condividerla con tutti voi. La ricerca della spiritualità percorre molte vie; a tutti noi comprendere quale seguire

Massolini Mario 14/05/2009

La mia testimonianza si riferisce alle tappe salienti del rapporto tra padre Michele e Giovan Battista Massolini prima e tra padre Michele e la fondazione culturale Giovan Battista Massolini poi per quanto attiene alla attività del noto Calendario Storico-Archeologico.

Siamo nella seconda metà degli anni ottanta.

Giovan Battista Massolini è un affermato imprenditore bresciano che opera nell’ambito della progettazione e costruzione di stampi nonché della produzione di manufatti in materiale plastico. E’ una persona attratta dal Vicino Oriente e dalla Terra Santa. Studia e si informa quindi inizia a compiere viaggi via via più impegnativi, fuori dagli schemi del turismo di massa per meglio conoscere questi paesi.

Durante un viaggio in Giordania sul finire degli anni ottanta, Giovan Battista si reca alla nostra ambasciata ad Amman e Giovanni Benanati, allora addetto culturale e amico di padre Michele, gli affida dei volumi da portare alla Flagellazione a padre Michele.
Con Giovan Battista Massolini c’è il fotografo Basilio Rodella.

I due, conosciuto il frate, gli manifestano il desiderio di potersi rendere disponibili, di poter lavorare in qualche modo per lui.
Egli dice loro chiaramente che forse non si rendono bene conto di ciò che questo implica ma loro insistono.

Entrambi sono quel giorno reclutati da padre Michele.
Entrano cioè a far parte di quella rete di collaboratori a vario titolo, volontari, simpatizzanti e amici che padre Michele crea e alimenta per far si che i tanti progetti che coltiva possano procedere spediti.
Michele in quell’occasione non è loquace, non è particolarmente cordiale, è sbrigativo ed anche un po rude eppure i due ripartono dal Nebo molto caricati. Sono impressionati dalla serietà con la quale egli prende il proprio lavoro, dall’onestà nell’ammettere che ha bisogno di aiuto, dalla schiettezza con la quale arriva al nocciolo delle questioni.

Seguono scambi epistolari ma essi non hanno grande seguito perché Michele indirizza i nuovi amici verso cose concrete, questioni pratiche del tipo: “mi potresti inviare questo”, “puoi andare a parlare con quello a nome mio”, “puoi fare delle foto in quel tal museo e spedirmele quanto prima”, “sono a Potenza il tal giorno per la commemorazione di padre Corbo, ci possiamo incontrare lì così vi do il materiale da portare alla tipografia, mi prendete con voi in macchina così approfittiamo del viaggio per lavorare”ecc.

Nel frattempo, siamo nell’89, Giovan Battista Massolini, sull’onda della grande tensione che lo spinge a rendere noto e a condividere con altri la ricchezza di spunti che i viaggi in queste terre ingenerano in lui e Basilio, pubblica come azienda un Calendario sulla Giordania che diviene anche strenna natalizia per i clienti della Massolini spa. Si tratta essenzialmente di un bel calendario Fotografico. Basilio Rodella è infatti un professionista di vaglia.

Anche padre Michele lo riceve, ovviamente.
Incapace per natura e forse anche per scelta di nascondere le sue impressioni egli lascia intendere neanche tanto velatamente che vi sono modi migliori di spendere i soldi. E lui ne potrebbe suggerire alcuni
I due incassano.
Continua nel frattempo la collaborazione su altri fronti.

Nel 91, dopo un viaggio in Libano di Giovan Battista, egli ammette a Michele che, effettivamente, un calendario solo fotografico non è una vera e propria iniziativa culturale come lui vorrebbe quindi gli chiede di predisporre l’apparato didascalico per il calendario del 92. Egli accetta per generosità ma senza troppo entusiasmarsi. Esce il Calendario 92 (Libano), introduzione di Giovanni Benanati, didascalie di padre Michele, fotografie di Giovan Battista e di Basilio e grazie alla cooperazione del consolato generale del Libano a Milano.

Durante lo stesso anno Giovan Battista Massolini e Basilio compiono insieme un viaggio in Siria. Nasce così il Calendario del 93. Curando nuovamente le didascalie Michele ha la possibilità di illustrare i luoghi importanti del Paese sotto il profilo storico archeologico ma al tempo stesso di metterne in risalto le vestigia della presenza cristiana. Maharrat, Sydnaja, Aleppo, e la presenza crociata come ad esempio il Krack de Chevallier ecc. A mio avviso quì padre Michele capisce le potenzialità di questa iniziativa nell’orizzonte del suo impegno per la conoscenza dei luoghi Santi e dell’attività della Custodia.

Dello stesso anno è un viaggio nella penisola Sinaitica al quale oltre a Basilio e a Giovan Battista partecipano padre Michele e padre Eugenio Alliata. Ne nasce il calendario 1994 curato da Claudia, la figlia di Giovan Battista, con didascalie ad opera di padre Michele e di padre Eugenio Alliata, foto di Giovan Battista e di Basilio. L’iniziativa riscuote un notevole successo.

Giovan Battista Massolini si ammala, il calendario nel 95 non esce. Si decide di destinare i fondi del calendario ad altre iniziative di padre Michele.

L’anno successivo il calendario non nasce da un viaggio bensì da una idea di padre Michele prontamente e vivacemente sostenuta da Giovan Battista Massolini e Basilio. Nel 1996 cade infatti il centenario della scoperta della Carta Musiva di Madaba e Michele ritiene che un calendario che illustri le località menzionate nella Carta possa essere un valido strumento per celebrare l’avvenimento. Le riserve di Michele sul calendario come possibile mezzo di comunicazione culturale sono ormai cadute anche perché esso è più assimilabile ad una rivista specializzata che ad un calendario. Lo dimostra il fatto che per l’occasione Michele sollecita e ottiene la presentazione dello stesso da parte di Sua Altezza El Assan Bin Talal allora Reggente del Regno Ashimita di Giordania. Le didascalie non sono più tali ma dei veri e propri testi, questi come la cura del calendario sono ad opera di Michele. Le immagini di Basilio, di Giovan Battista Massolini di Garo Nalbandian, di Max Mandell e di Antonio Bodini.

Nel 96 muore Giovan Battista Massolini. Padre Michele arriva da Gerusalemme per presiedere la funzione religiosa e nell’omelia dice di Giovan Battista Massolini che egli ha incarnato una frase del Siracide “rimani attaccato al tuo impegno e fanne la tua vita. Invecchia compiendo il tuo lavoro”. Ho sempre pensato che questa frase si attagliasse perfettamente anche a padre Michele.

E’ una batosta per tutti ma sull’onda di ciò che Giovan Battista credeva l’attività dopo un anno di pausa riprende.

Il calendario del 1998, seguito ad un viaggio di Claudia Massolini e Basilio è dedicato all’Egitto. Il taglio non è generalistico e le vestigia dell’Antico Egitto trovano in esso ben poco spazio. Cosa non priva di significato in una pubblicazione su questo paese. Michele ribadisce il taglio che era già stato della Siria e della penisola sinaitica. Egli ritiene necessario che nel Calendario abbia il giusto spazio la storia dei cristiani in questo luogo. Così in esso spiccano le belle pagine dedicate alle chiese copte, ad Antonio -il santo fondatore del movimento monastico-, agli antichi eremitaggi come Wadi an Natrun o Wadi Habib che dir si voglia, a san Paolo di Tebe e a san Pacomio oltre che all’arte copta.

Quello del 1999 è invece il calendario che celebra il nono centenario dell’entrata dei pellegrini crociati in Gerusalemme dando inizio al regno latino d’Oltremare che con alterne vicende durò sulla terra di Palestina sino al 1291. Questo evento, che ha così fortemente segnato il secondo millennio cristiano e le future relazioni fra il mondo cristiano e quello musulmano, suggerisce a padre Michele un buon pretesto per presentare gli Edifici Sacri con i quali i Crociati vollero testimoniare il loro attaccamento ai Luoghi Santi del Vangelo, per molti di loro l’unica motivazione della loro presenza in Terra Santa.

Il calendari successivo, quello del 2000, anno del Grande Giubileo, è dedicato all’Eredità di Gesù in Terra Santa. Padre Michele coglie l’occasione per presentare i principali santuari che ricordano il passaggio di Gesù in questi luoghi e le diverse comunità che perpetuano l’amore dei Cristiani per questa terra.

Si chiude così un ciclo, quello cioè dei calendari con i quali padre Michele, grazie a Giovan Battista, tributa alla Terra Santa il suo omaggio di studioso e di francescano della Custodia.

Il 2001 è un anno di riflessione. Riprendere l’attività tradizionale è il desiderio di tutti ma su quali basi?

Avendo in qualche modo accolto l’eredità spirituale di Giovan Battista quanto all’interesse per il Vicino Oriente e alle attività di padre Michele all’interno dell’azienda Massolini egli mi interpella e mi parla chiaro.
Anche sull’onda del successo che i Calendari riscuotono egli crede sempre di più in questa iniziativa. Vuole sapere se ci sono le condizioni per continuare. Per fare un percorso lungo.
Non posso dare a lui una risposta esaustiva che compete alla famiglia e ai soci dell’azienda (tra i quali vi sono anch’io) ma approfitto dell’occasione per farlo parlare ed egli finalmente mi rende partecipe di quella che è stata sin dall’inizio la sua aspirazione.

Questo il contenuto della sua esternazione che seguo pedissequamente per avergliela fatta mettere nero su bianco in vista di una presentazione dell’attività del Calendario Massolini:

“In questo orizzonte di ricerca e di ispirazione che è stato di Giovan Battista, di Basilio di Mario, Claudia e tuo, Gerusalemme, patria comune di tutte le nazioni, deve divenire anche per noi il cuore e il centro della Terra, come ripetono i pellegrini medievali:

“Il territorio di Gerusalemme situato al centro del mondo, è stato fino dai tempi antichi la patria comune di tutte le nazioni, perché venivano da ogni parte del mondo a venerare i Luoghi Santi”

parafrasando così il Salmista che, secoli prima, aveva cantato Gerusalemme come la Madre delle nazioni:

“Cose gloriose si dicono di te Città di Dio. Posso citare l’Egitto e Babilonia fra i miei conoscenti; ecco Filistea e Tiro con i Nubiani tutti sono nati là” (Salmo 87).

San Girolamo, che nel Quarto Secolo aveva lasciato Roma per fissare la sua dimora a Betlemme nei pressi della culla di Gesù, così descrisse la popolazione cosmopolita della Gerusalemme del suo tempo:

”Abbiamo trovato qui i più illustri personaggi del mondo. Il Bretone, appena ha fatto qualche passo nella religione, volta le sue spalle al suo sole d’Occidente e viene a visitare i luoghi che non ha conosciuto se non per mezzo della fama delle Scritture. E cosa diremo dell’Armenia, della Persia, dell’India, dell’Etiopia, del Ponto e della Cappadocia, delle terre fertili per il monachesimo quasi come l’Egitto, della Siria, della Mesopotamia, di tutto lo sciame di solitari che vengono dall’Oriente e che danno un variopinto spettacolo di tutte le virtù. Le lingue sono differenti, ma la pietà è la stessa. Di tante nazioni che vi sono nel mondo, troviamo quasi altrettanti cori che salmodiano a Gerusalemme”.

Nello stesso tempo una pellegrina spagnola, Egeria, dalla Galizia si recò a Gerusalemme spinta dal desiderio di conoscere i luoghi di cui aveva letto nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Dopo aver pregato nei santuari di Palestina, dalla Città Santa, diventata il punto di partenza di spedizioni sempre più lontane, partì per visitare l’Egitto, la penisola sinaitica, l’Arabia e la Mesopotamia prima di riprendere la strada del ritorno in patria.
Ancora oggi, a Gerusalemme, Greci, Armeni, Latini, Siriani, Copti, Etiopi, Russi, Rumeni, Georgiani, nella Basilica del Santo Sepolcro come negli altri santuari di Terra Santa, testimoniano l’attaccamento del mondo cristiano alla terra che inconsciamente considerano l’eredità più cara del passaggio di Gesù. Accomunandosi in questo amore agli Ebrei e ai Musulmani che a Gerusalemme conservano preziose testimonianze della loro eredità storica.

“Ecco” mi disse infine “La Città Santa è anche per noi il punto fermo che da senso al nostro apparente girovagare”.

“Noi ci muoveremo così, visiteremo i paesi del vicino Oriente, dell’Africa e del Mediterraneo ma con Gerusalemme come punto di partenza e di arrivo”.

Non avevo mai sentito Michele parlare tanto. Lo apprezzai oltre che per il merito della questione, per la disponibilità dimostrata a spiegare un progetto che avrebbe richiesto sforzi ed energie anche ad altri.

Gli parlai dell’idea (mia, di Basilio di Maria ed altri) di creare una associazione culturale dedicata a Giovan Battista che curasse la realizzazione del Calendario separando questa attività dall’azienda e promovesse sussidi e borse di studio sul tema della T.S. e del V.O. oltre che mostre e altre iniziative sempre sulla T.S. e il V.O. e mi riservai di consultare coloro ai quali ho fatto cenno più sopra.

Quando gli riportai l’esito positivo della nostra riflessione ne fu contento tanto che una volta nata la fondazione, lui ne divenne presidente ed io il suo vice.

Con questo spirito rinnovato nel 2002 siamo andati in Etiopia (reportage di padre Michele Mario Massolini e Basilio Rodella) riscoprendone le solide origini semitiche e cristiane, nel 2003 in Sudan (reportage di Matteo Rodella e padre Michele) sulle tracce del regno di Kush, a sud dell’Egitto, e dei regni cristiani nubiani che, apparsi timidamente nel primo secolo dell’era cristiana, ebbero un lungo periodo di espansione tra il VII e il XII secolo, nel 2004 in Libia nel 2005 in Turchia (padre Michele e Basilio), Nel 2006 in Iraq (vi faccio notare il periodo), nel 2007 in Yemen (Matteo e padre Michele).

Per il Calendario 2008 sempre su proposta di padre Michele abbiamo scelto, come già altre volte in passato (“Eredità di Gesù in Terra Santa” – 2000, “Centenario della Carta Musiva di Madama” – 1996, “Terra Santa dei Crociati” – 2001), un Calendario tematico, mettendo a disposizione di tutti, i meravigliosi mosaici restaurati durante 30 anni di attività da parte dei Francescani della Custodia di Terra Santa.

Ho motivo di credere che padre Michele tenesse particolarmente a questo calendario perché nei lavori che sono presentati c’è molto di lui dei suoi studi ma anche del suo lavoro organizzativo, manuale e come dire solidale.

Sorvolo sulle altre attività svolte con lui come le mostre le borse di studio eccetera.

Chiudendo mi piace ricordare come è nato l’ultimo calendario, quello dedicato a Malta.

Il reportage fotografico è stato compiuto da Basilio e da Mario Massolini su indicazioni di padre Michele.

Quando ai primi di Settembre vado a trovarlo a Pisa dopo l’operazione gli consegno i provini, lui senza un filo di voce mi fa capire di infilarli nella sua borsa nera e di mettergliela nelle mani.
Estrae una bustarella contenente un negativo della decollazione del Battista del Caravaggio che dovrà apparire sul calendario.

Mi chiedo come abbia potuto pensare a questa cosa nel calvario della sua ormai impegnativa situazione.

Mi chiedo anche come potrò portare a termine questo lavoro con Michele in queste condizioni.

Dopo qualche giorno mi arriva per e- mail l’importante e inaspettato contributo di padre John Abela che era stato evidentemente attivato da padre Michele in tal senso.

Anche questo calendario poteva dunque uscire.

Per padre Michele il lavoro era il frutto di una assunzione di responsabilità assoluta. Aveva chiaro cosa fare, con chi farlo e sembrava avere la sensazione di non poter sprecare nulla del tempo a disposizione.

Non sempre ho accettato passivamente il ritmo e le forzature alle quali padre Michele mi sottoponeva per la sua volontà di far tutto perfettamente ma anche senza perdere tempo. Qualche volta mi sono ribellato. Ma ho sempre trovato in lui un fenomenale incassatore. Favoriva lo stemperamento della tensione e poi ripartiva con il suo ritmo più convinto di prima.

Rimangono alcuni sogno nel cassetto di padre Michele:

IRAN, ARMENIA e CIPRO.

Con l’aiuto di Dio e di un altro padre francescano dello Studium Biblicum speriamo di coronarli.

Giampietro Rigosa

TRATTO DA http://famiglieditalia.wordpress.com/2009/05/14/padre-michele-piccirillo-e-giovan-battista-massolini-un-sodalizio-all%E2%80%99insegna-dell%E2%80%99-amicizia-della-spiritualita-e-della-cultura-nel-ricordo-di-un-amico-di-entrambi/

martedì 28 ottobre 2008

Il ricordo del francescano di Terra Santa che ha contribuito alla scoperta di molti siti protocristiani in Isreale e Giordania

Morto padre Piccirillo, archeologo
Era amico di ministri e governanti, israeliani e arabi. I funerali mercoledì a Roma

Non c'è dubbio che invecchiare, e riuscire a invecchiar bene, sia un grande dono di Dio. Ma non c'è rosa senza spine. È triste, quando invecchi e te la cavi decorosamente, il vederti pian piano abbandonato dagli amici; e spesso da quelli migliori.

Ieri, domenica, stavo concludendo per una rivista storica un piccolo saggio in ricordo di un collega illustre ch'era soprattutto un amico fraterno, il medievista pisano Marco Tangheroni, venuto a mancare circa quattro anni fa; quando al telefono mi ha raggiunto la notizia della scomparsa d'un altro collega amatissimo e amico tra i più cari: Michele Piccirillo, francescano di Gerusalemme e archeologo ammirato in tutto il mondo.
Coincidenza che mi ha commosso. Piccirillo, colpito inaspettatamente da una grave malattia, era venuto qualche settimana fa a curarsi a Pisa, nei dintorni della quale era quindi rimasto per la convalescenza: alcuni suoi parenti risiedono difatti nella vicina Livorno.
Invece, contro le nostre speranze che non parevano prive di fondamento, ci ha lasciato. Lì, a pochi chilometri da un piccolo paese del Pisano, Perignano, dov'era nato all'inizio del secolo un altro grande archeologo che sarebbe stato a sua volta francescano a Gerusalemme, e maestro di Piccirillo stesso. Alludo a padre Bellarmino Bagatti, che si può dire sia stato l'iniziatore dell'archeologia cristiana in Terrasanta e il cui lavoro Picirillo aveva ripreso e completato. Mi è sembrato un segno divino che il discepolo sia venuto da Gerusalemme a morire proprio a pochi chilometri dal luogo di nascita del maestro, in una parabola cronologica ampia più di un secolo.
Mi riesce difficile abituarmi all'idea che Michele non sia più tra noi. Da ormai oltre un trentennio frequento assiduamente e per periodi spesso abbastanza lunghi Gerusalemme e la Terrasanta, dove mi conduce il mio lavoro di studioso dei pellegrinaggi e delle crociate. Piccirillo stava umilmente in una piccola cella dell'Institutum Biblicum Franciscanum, a sua volta ospitato nel convento francescano della Flagellazione, sulla Via Dolorosa, entro le mura della città vecchia di Gerusalemme. Amavo restare là, ospite dei frati, piuttosto che scendere in un albergo. Una volta, qualche anno fa, arrivai di sorpresa e mi presentai alla porta della sua cella-studio: erano molti mesi che non ci vedevamo, né egli sospettava del mio arrivo. Mi sorprese, mi divertì e mi commosse la sua accoglienza. Stava lavorando al computer. Alzò appena gli occhi, m'indicò un angolo della stanza che del resto mi era ben noto e dov'era installato un piccolo fornello elettrico e mi disse. «C'è del caffè sul fuoco». Così, come se ci fossimo lasciati il giorno prima.
Era nato nel 1944 a Carinola, presso Cosenza: e quando tornava a casa per qualche breve visita, non mancava mai di rientrare a Gerusalemme carico delle mozzarelle freschissime della sua terra. Come facessero ad arrivare fresche e a passare attraverso i controlli israeliani, non l'ha mai capito nessuno. Ma il fatto è che Michele girava tranquillamente tra Gerusalemme, Tel Aviv, Damasco e Amman: e lo faceva di continuo, per i suoi studi, salvo i momenti di vera e propria guerra guerreggiata. Conosceva guardie, gendarmi, doganieri di tutti i paesi. E non solo loro, del resto. Era amico di ministri e di governanti; trattava con grande amicizia la famiglia reale giordana ed era amico di molti eminenti uomini politici israeliani. Quando papa Giovanni Paolo II visitò la Terrasanta e si arrampicò fino al Monte Nebo, l'altura giordana da dove la leggenda vuole che Mosè ammirasse la Terra Promessa prima di chiudere gli occhi, Piccirillo gli fece da guida. Una foto dei due dinanzi al panorama del deserto fece il giro del mondo, accompagnata da una battuta: «Ma chi è quell'anziano signore vestito di bianco accanto a padre Piccirillo?». Michele ne sorrideva, ma ne era compiaciuto: sapeva molto bene di essere famoso.
Aveva scoperto, in oltre quarant'anni d'attività archeologica, decine di chiese protocristiane erette fra V e VII secolo nei territori siriano, libanese, giordano e israeliano. I mosaici da lui riportati alla luce corrispondono a centinaia di metri quadrati d'opere d'arte di valore inestimabile.
I giorni passati con Michele sotto il sole del deserto e sotto il cielo di Gerusalemme sono stati tra i più belli della mia vita. Lo ricorderò per sempre così, come una volta nel deserto giordano, presso una fonte d'acqua freschissima alla quale eravamo arrivati in Land Rover per rifornirci: attorniato da una torma di bambini beduini, mentre distribuisce grappoli d'uva e gioca con loro. Alla scomparsa di uomini come lui non ci si rassegna. Gente come lui non può sparire. Arrivederci, Michele: tu sei una delle prove che deve esistere la Vita Eterna.


27/10/2008
tratto da http://iltempo.ilsole24ore.com/interni_esteri/2008/10/27/944371-morto_padre_piccirillo_archeologo.shtml